Era arrivato molto giovane a Siena Leonetto Comparini
da Massa Marittima, terra antica aperta al mare e alle lontananze,
orgogliosa di una senesità testimoniata dalla balzana sulla
porta; era arrivato a studiare presso la Facoltà di Medicina
e ad arricchire uno spirito già forte di una saggezza connaturata
nelle radici con la secolare armonia tutta senese di città
egemone per vocazione e sovrana per storia. E da essa doveva avere
certamente assorbito il suo ineguaglìabile gusto per il
bello e il raffinato nella forma, cui poi attinse anche nella
produzione scientifica di carattere propriamente morfologico,
coniugandola con una sostanza derivata dal suo profondo rigore
scientifico.
Era una figura del tutto peculiare, il professor Comparini, direttore
e Maestro della scuola Anatomica dell’Ateneo senese per
molti decenni. Ce ne siamo accorti quando con commozione abbiamo
letto, oltre al doveroso avviso funebre del Dipartimento di Biomedicina
che da lui aveva preso origine, una quantità di altri avvisi
di gruppi di allievi che egli aveva formato. Era questo il segno
indubbio della pregnanza e del carisma del personaggio che egli
rappresentava per tutti quelli che con lui avevano lavorato scientificamente
e ai quali egli aveva tramandato una metodologia di rigore e di
attenzione, ma anche un modo peculiare di porgersi da vero Maestro.
E di questa peculiarità, di questo modo non comune di essere
e di argomentare, avevamo fatto tutti oggetto di ammirazione e
di profonda stima quando anche noi colleghi lo sentivamo affrontare
tematiche di non facile soluzione nei consessi della Facoltà
medica, con tono pacato ma fermo e deciso e con argomentazioni
difficilmente confutabili. Aveva svolto un molo non indifferente
nella Facoltà e nell’Ateneo per lunghi anni, ma si
era sempre voluto tener fuori dalle cariche accademiche istituzionali,
anche quando la grande maggioranza dei colleghi avrebbe voluto
porsi sotto la sua guida e la sua riconosciuta saggezza. Segno
questo d’altri tempi in cui la mentalità accademica
era quella di perseguire primariamente l’insegnamento e
la ricerca, senza altri fini che quelli ai quali ci si era pienamente
votati. Pure era un direttore che sapeva far ben valere i propri
diritti, come quello di dotare il suo Istituto di attrezzature
scientifiche di avanguardia o di far progredire la carriera dei
suoi allievi; ma tutto ciò nei limiti ben precisi della
valenza accademica, dove disponibilità al colloquio, capacità
di argomentare e capacità di convincere erano gli unici
strumenti accreditati e legittimati. Era anche il professor Comparini
uomo di profonda cultura nel senso più lato della parola
e dotato di un finissimo, fluentissimo eloquio, unico nella scelta
terminologica; qualità queste che gli permettevano di spaziare
in qualsiasi campo, con delle punte di approfondimento che rappresentavano
per tutti momenti di indubbio arricchimento. E forse proprio questo,
oltre ai valori scientifici, ha fatto avvertire a tutti noi che
la perdita era davvero incolmabile.
Questo non comune sbraccio culturale derivava certamente oltre
che da una attentissima lettura degli eventi quotidiani, politici
ed accademici, anche da due lauree conseguite brillantemente in
Medicina prima e poi in Chimica Farmaceutica; dal suo quotidiano
commisurarsi con le tematiche scientifiche, dalla sua scelta coraggiosa
di un argomento di ricerca, la linfatologia, da lui affrontata
con entusiasmo e condotta in maniera ineccepibile; tematica del
tutto nuova per l’Istituto di Anatomia alla cui direzione
era stato chiamato ancor giovane, ma che ripercorreva una vecchia
tradizione degli anatomici senesi, tradizione che risaliva all’insigne
Paolo
Mascagni. Di questi egli fu devoto cultore e divulgatore,
tanto che aveva organizzato una pregevole sala di raccolta e di
esposizione delle tavole anatomiche del grande studioso presso
l’Accademia dei Fisiocritici di Siena.
A questa istituzione egli aveva dedicato una encomiabile e fattiva
opera di promozione, tant’è che, insieme ad altri
allora giovani colleghi delle Facoltà scientifiche del
nostro Ateneo, egli aveva contribuito a farla risorgere a nuovo
splendore dopo vari decenni di sopore. Questi indubbi meriti gli
avevano valso il conferimento della Medaglia d’Oro ai Benemeriti
della Scuola, della Cultura e dell’Arte.
Prof. Mario Comporti
Pubblicato in: Atti Accad. Fisiocritici, Siena,
Serie XV - Tomo XVIII- 1999.
|