IN MEMORIA DI LEONETTO COMPARINI (1924-1999)
Accademico Ordinario
dell’Accademia delle Scienze di Siena detta “De’ Fisiocritici”

Era arrivato molto giovane a Siena Leonetto Comparini da Massa Marittima, terra antica aperta al mare e alle lontananze, orgogliosa di una senesità testimoniata dalla balzana sulla porta; era arrivato a studiare presso la Facoltà di Medicina e ad arricchire uno spirito già forte di una saggezza connaturata nelle radici con la secolare armonia tutta senese di città egemone per vocazione e sovrana per storia. E da essa doveva avere certamente assorbito il suo ineguaglìabile gusto per il bello e il raffinato nella forma, cui poi attinse anche nella produzione scientifica di carattere propriamente morfologico, coniugandola con una sostanza derivata dal suo profondo rigore scientifico.
Era una figura del tutto peculiare, il professor Comparini, direttore e Maestro della scuola Anatomica dell’Ateneo senese per molti decenni. Ce ne siamo accorti quando con commozione abbiamo letto, oltre al doveroso avviso funebre del Dipartimento di Biomedicina che da lui aveva preso origine, una quantità di altri avvisi di gruppi di allievi che egli aveva formato. Era questo il segno indubbio della pregnanza e del carisma del personaggio che egli rappresentava per tutti quelli che con lui avevano lavorato scientificamente e ai quali egli aveva tramandato una metodologia di rigore e di attenzione, ma anche un modo peculiare di porgersi da vero Maestro. E di questa peculiarità, di questo modo non comune di essere e di argomentare, avevamo fatto tutti oggetto di ammirazione e di profonda stima quando anche noi colleghi lo sentivamo affrontare tematiche di non facile soluzione nei consessi della Facoltà medica, con tono pacato ma fermo e deciso e con argomentazioni difficilmente confutabili. Aveva svolto un molo non indifferente nella Facoltà e nell’Ateneo per lunghi anni, ma si era sempre voluto tener fuori dalle cariche accademiche istituzionali, anche quando la grande maggioranza dei colleghi avrebbe voluto porsi sotto la sua guida e la sua riconosciuta saggezza. Segno questo d’altri tempi in cui la mentalità accademica era quella di perseguire primariamente l’insegnamento e la ricerca, senza altri fini che quelli ai quali ci si era pienamente votati. Pure era un direttore che sapeva far ben valere i propri diritti, come quello di dotare il suo Istituto di attrezzature scientifiche di avanguardia o di far progredire la carriera dei suoi allievi; ma tutto ciò nei limiti ben precisi della valenza accademica, dove disponibilità al colloquio, capacità di argomentare e capacità di convincere erano gli unici strumenti accreditati e legittimati. Era anche il professor Comparini uomo di profonda cultura nel senso più lato della parola e dotato di un finissimo, fluentissimo eloquio, unico nella scelta terminologica; qualità queste che gli permettevano di spaziare in qualsiasi campo, con delle punte di approfondimento che rappresentavano per tutti momenti di indubbio arricchimento. E forse proprio questo, oltre ai valori scientifici, ha fatto avvertire a tutti noi che la perdita era davvero incolmabile.
Questo non comune sbraccio culturale derivava certamente oltre che da una attentissima lettura degli eventi quotidiani, politici ed accademici, anche da due lauree conseguite brillantemente in Medicina prima e poi in Chimica Farmaceutica; dal suo quotidiano commisurarsi con le tematiche scientifiche, dalla sua scelta coraggiosa di un argomento di ricerca, la linfatologia, da lui affrontata con entusiasmo e condotta in maniera ineccepibile; tematica del tutto nuova per l’Istituto di Anatomia alla cui direzione era stato chiamato ancor giovane, ma che ripercorreva una vecchia tradizione degli anatomici senesi, tradizione che risaliva all’insigne Paolo Mascagni. Di questi egli fu devoto cultore e divulgatore, tanto che aveva organizzato una pregevole sala di raccolta e di esposizione delle tavole anatomiche del grande studioso presso l’Accademia dei Fisiocritici di Siena.
A questa istituzione egli aveva dedicato una encomiabile e fattiva opera di promozione, tant’è che, insieme ad altri allora giovani colleghi delle Facoltà scientifiche del nostro Ateneo, egli aveva contribuito a farla risorgere a nuovo splendore dopo vari decenni di sopore. Questi indubbi meriti gli avevano valso il conferimento della Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte.

Prof. Mario Comporti

Pubblicato in: Atti Accad. Fisiocritici, Siena, Serie XV - Tomo XVIII- 1999.

 
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